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IQ9QV/P Saline di Trapani e Paceco

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    IQ9QV/P Saline di Trapani e Paceco

    Saline di Trapani e Paceco Riserva Naturale IFF-0454 QTH Locator - JM67fx. 10 June 2017
    IQ9QV/P Saline di Trapani e Paceco Riserva Naturale
    73 Al 4L5A
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    #2
    Video Saline di Trapani
    La storia delle saline trapanesi è antichissima e si fa risalire probabilmente al popolo dei Fenici circa tremila anni fa. L’origine non è certa in quanto mancano testimonianze materiali, tuttavia è lo stesso paesaggio fenicio a suggerirci che la produzione e commercializzazione del sale fu una componente fondamentale della loro economia, dal momento che i loro insediamenti furono realizzati lungo le zone costiere sia in Oriente che in Occidente e in particolare in questo estremo lembo della Sicilia. Per buona parte del primo millennio a.C. questo antico e glorioso popolo di commercianti e navigatori deteneva il monopolio dell’oro bianco, ritenuto indispensabile sia come integratore alimentare sia nei processi di conservazione del pescato (pesce azzurro: sgombro e tonno, pescato nel mare circostante l’isola di Favignana dinanzi a Trapani) e delle carni o della concia delle pelli. La prima vera testimonianza di una salina a Trapani si ha grazie al geografo arabo Al-Abu ‘ Abd Allah Muhammad, maggiormente noto come Idrisi o Edrisi, che nel suo “Libro per lo svago di chi ama percorrere le regioni”, scritto per il re normanno Ruggero II nel 1154, racconta: “Proprio davanti alla porta della città si trova una salina…”. Per secoli le saline furono il biglietto da visita che consentì a Trapani di farsi conoscere in tutta Europa, costituì il suo vanto, l’orgoglio di un territorio naturalmente idoneo alla coltura del sale grazie a un clima favorevole caratterizzato da una forte irradiazione solare e frequente ventilazione, da scarse piogge e infine da un mare, il Mediterraneo, ad alto grado di salinità. Le saline crebbero facilmente prendendo il nome del suo fondatore e proprietario e dal luogo in cui erano ubicate. Museo del saleNel 1346 i re Alfonso e Ferdinando d’Aragona firmarono il primo atto di concessione per lo sfruttamento delle saline a un privato, il medico Roberto de Naso per essersi impegnato attivamente nella battaglia contro un’epidemia di peste che infuriò in quel periodo. Dal 1440 le saline di Trapani furono date in gabella e ciò consentì la nascita sul litorale trapanese di un numero elevato di saline, che si legò indissolubilmente allo sviluppo del porto di Trapani da cui partivano per le rotte europee le navi cariche del prezioso elemento. Le tecniche di coltivazione e raccolta rimasero immutate nel corso dei secoli, solo alla fine del Settecento i mulini a vento furono utilizzati anche per la macinazione oltre che per il tradizionale sollevamento delle acque marine mediante una grossa "vite di Archimede". Nel 1840 fu abolito definitivamente il dazio sul sale, gli affittuari liberatosi del pesante fardello cominciarono a investire sulle saline e a sostituirsi agli antichi proprietari nella conduzione dell’azienda salifera. L’apertura del canale di Suez nel 1869 favorì le rotte internazionali rendendo il porto di Trapani uno scalo privilegiato nel Mediterraneo, punto di partenza del commercio verso le Americhe delle risorse locali costituite oltre che dal sale anche dal vino, corallo e tonno. Il Novecento è il secolo della crisi che investì le saline. Lo scoppio delle guerre mondiali, il degrado del porto e la speculazione edilizia furono le cause della chiusura e abbandono di molte di esse. Il 1965 è ricordato infine per una grave alluvione che travolse e ricoprì di detriti le vasche di molte saline danneggiando irreparabilmente gli impianti e i macchinari. Dal 1991 tutta la zona delle saline di Trapani e Paceco è stata sottoposta a rigorosi vincoli paesaggistici con l’istituzione della Riserva naturale orientata, la cui gestione è dal 1995 di competenza del Wwf.

    La salicoltura

    Per la produzione del sale sono necessari pochi ma essenziali elementi naturali: l'acqua del mare, l'energia del vento, il calore del sole e scarsa piovosità. Elementi questi che certamente non mancano grazie alla natura che ha regalato a questa scheggia occidentale di Sicilia un clima ideale. La lavorazione del sale di principio è molto semplice: l'acqua di mare viene fatta convogliare a più riprese in apposite vasche, diverse per grandezza e profondità, e lasciata evaporare grazie all'azione associata del vento e del caldo, per poi essere raccolta dal fondo sotto forma di grossi cristalli di cloruro di sodio. Le vasche divise in cinque ordini misurano dai 30 ai 50 m di lato e ognuna di esse ha un nome e una funzione specifica: 10 fredda; 20 vasche o vasi d'acqua cruda o retrofredde; 30 vasche messaggere; 40 calde o vasche di acqua fatta; 50 caselle. Al primo ordine appartiene la "fridda" che è la prima vasca a ridosso della costa e in cui viene fatta entrare l'acqua del mare da un'apertura a ingresso libero provvista di cateratta a saracinesca e qui, grazie all'azione del sole e del mare, avviene la prima concentrazione.

    73 Al 4L5A

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